Riflessione: io, Dulbecco e il Corona

Questa riflessione nasce dal mio bisogno di fare chiarezza per le persone che non sono del mestiere ed hanno sufficiente umiltà e intelligenza per leggerla senza pregiudizi di alcuna natura. Quindi se sei un estremista novax, non leggerla, se sei un analfabeta funzionale, non leggerla, se sei uno che salva il mondo con la vitamina C, non leggerla. Grazie. La mia formazione scientifica mi costringe  a cercare di restituire la dignità che merita il serio lavoro svolto da migliaia di colleghi che non sono al soldo di nessuno, ma che ci hanno consentito e continuano a consentirci di prolungare la nostra vita fino ad arrivare ad età ragguardevoli, inimmaginabili anche solo qualche centinaio di anni fa. Sicuramente certi gravissimi episodi saliti alla ribalta delle cronache legati ad alcune case farmaceutiche sono spregevoli, soprattutto perché legati al profitto, più che a tessere complotti mondiali con lo scopo di non sa bene cosa. Ma torniamo a noi. Non amo particolarmente la microbiologia, cioè la scienza che si occupa dei microrganismi, ovvero di organismi così piccoli da poter essere visti solo con l’ausilio di microscopi (ottici o elettronici). La microbiologia è una rogna, diciamocelo. ‘Sti malefici piccoletti ne combinano di ogni, c’erano prima che noi colonizzassimo la terra e ci saranno pure dopo, perché hanno delle caratteristiche di resilienza pazzesche, sopravvivono a temperature e pressioni incredibili e poi…loro non s’ammalano, cioè se in loro c’è “difetto”, qualcosa che non va, muoiono (selezione naturale). Da un’unica cellula batterica che si divide ogni 30 minuti in 24 ore se ne ottengono oltre 281.474.976.710.656 (oltre 281 mila miliardi, dai, non state a contare le cifre). E solitamente le cellule batteriche sono milioni in giro per l’aere o sulle superfici sono milioni. Addirittura all’interno del corpo umano abbiamo così tanti batteri e virus e lieviti che il loro codice genetico è prevalente rispetto al nostro. E qui dovremmo parlare di microbioma e microbiota (che fatica!, ‘gna fo’). Uff. In soldoni il microbiota è l’insieme dei microrganismi che vivono in simbiosi con noi nel nostro corpo, il microbioma è il patrimonio genetico totale del microbiota. Per esempio è stato visto che in alcuni tumori si hanno risposte diverse alla terapia proprio sulla base del microbiota/microbioma intestinale, per cui si parla di trapianto fecale per la terapia. Sì, avete letto bene, non ci sono refusi, il termine è fecale. Insomma abbiamo ogni santo giorno a che fare con milioni di microbi dentro e fuori di noi, di molti dei quali non sappiamo niente e non sappiamo nemmeno se ci provocheranno qualche malattia. 

Ad oggi vi sono prove che legano l’Helicobacter Pylori (batterio) allo sviluppo del cancro della stomaco. L’Hpv – in particolare alcuni ceppi particolarmente aggressivi – è invece implicato nello sviluppo dei tumori della cervice uterina, in altre sedi genitali (vulva, vagina, ano, pene) e nel distretto testa-collo (cavità orale, faringe, laringe). Seppur diversi tra loro, i virus dell’epatite possono invece provocare il carcinoma del fegato. Altri sicuri agenti cancerogeni sono il virus di Epstein-Barr (carcinoma del rinofaringelinfoma di Hodgkin) ed Herpes simplex 1-2 può determinare l’insorgenza del sarcoma di Kaposi. Inoltre molti studi hanno evidenziato un possibile effetto cancerogeno del plasmodio che provoca la malaria nell’insorgenza del linfoma di Burkitt, del batterio Salmonella typhi nel cancro della cistifellea, del poliomavirus a cellule di Merkel che provocherebbe un tumore della pelle piuttosto aggressivo e dei virus Hcv rispetto al colangiocarcinoma.

Secondo l’OMS (sì, capisco, l’autorevolezza si è un po’ incrinata ultimamente) circa il 15% di tutti tumori si sviluppa in seguito ad una infezione da microrganismi. 

Spero fin qui che abbiamo capito che la nostra è una lotta impari, contro un nemico per lo più sconosciuto, cui piace colonizzarci e provocarci malattie (Non tutti eh, esistono anche i microrganismi buoni, ma di quelli parleremo un’altra volta). A questo giro abbiamo incontrato il coronavirus che determina la patologia COVID-19, una malattia generalmente similinfluenzale, ma che, in determinati soggetti (sicuramente in prevalenza con altre patologie e in età avanzata, ma non necessariamente, quindi il virus “gradisce” anche qualcosa che ancora non abbiamo capito) porta ad una forma che può avere esito letale. 

Intanto cos’è un virus. I virus sono entità biologiche visibili solo al microscopio elettronico e presentano una struttura molto semplice. Definiti microrganismi acellulari (non formano unità viventi come le cellule), non sono inclusi in nessun dominio degli organismi viventi. Tali entità sono parassiti endocellulari obbligati, poiché necessitano del corredo enzimatico della cellula infettata per riprodursi, non possedendo enzimi per la sintesi proteica e per la produzione di ATP. Cioè, un virus, solo nel deserto, non si moltiplica, gli serve un essere vivente da parassitare (ovvio che nemmeno lo trovate un virus solo nel deserto, è un  paradosso).

La parte centrale del virus si chiama core e contiene l’acido nucleico (che può essere DNA o RNA; il coronavirus è un virus a RNA a singolo filamento) e proteine. L’involucro proteico si chiama capside. L’insieme del genoma (DNA o RNA) e del capside, forma il nucleocapside.

Alcuni virus conservano residui lipoproteici e glucidici della cellula che hanno infettato e presentano un ulteriore rivestimento all’esterno del capside, detto envelope. Quindi un virus non è altro che un mucchietto inerme di codice genetico e proteine finché non entra in una cellula, lì il suo codice genetico, con modalità diverse a seconda del tipo di virus, ridireziona l’apparato metabolico della cellula ospite e gli fa produrre tutto quello che serve per assemblare nuovi virus. È un po’ un dirottamento aereo, senza aereo ma con un virus e una cellula. 

Ora il succo del discorso (ma non potete leggere qui e capire qualcosa, cari i miei 25 analfabeti funzionali, se non avete letto tutto il resto): i novax, che godrebbero molto dello sterminio dei vaccinati perché così avrebbero ragione loro, dicono che non vogliono fare le cavie e testare un vaccino sperimentale che ci cambia il codice genetico e ci fa diventare dei mostri. Fosse così facile, amici, per noi cambiare il codice genetico dell’uomo, a quest’ora saremmo tutti automi (sempre secondo la teoria del gomblotto mondiale). Purtroppo non lo è affatto, per svariati motivi. E qui entra in scena, nell’ordine, Dulbecco, il progetto Genoma e la Terapia genica (capite quanto siete ignoranti, vero?) Siamo alla fine degli anni ottanta, primi anni novanta, a Firenze c’è un congresso in cui parla il mitico Professore Renato Dulbecco (il tipo che, tra le molte cose che ha fatto,  ha capito che alcuni tipi di virus, cosiddetti trasformanti, per replicarsi si infilano all’interno del genoma della cellula ospite e che questo può causare il cancro, perché la cellula sembra impazzire. Gli hanno dato il Nobel per la medicina per questa scoperta, a un biologo, pensa te). Voi non potete capire la mia emozione di giovane studentessa di biologia che per caso si ritrova seduta proprio accanto a lui e ha modo di scambiarci due parole, che volete che vi dica, Instagram non c’era e i Ferragnez non erano ancora nati, ci si appassionava a queste bazzecole. Ad un certo punto la scienza medica aveva capito che molte malattie nascono da geni “sbagliati”, quindi bisognava cercare di conoscere tutti i geni, umani e non, esistenti (Progetto Genoma), e cercare di curarli (terapia genica). Grossolanamente ci sono un paio di modi per attuare la terapia genica, uno di questi funziona così: immetto nella cellula attraverso un vettore (per esempio, sono molto recenti i successi della terapia che utilizza il virus dell’HIV come vettore, una scoperta dell’italiano Naldini) dei geni che sono corretti così la cellula “impara” e produce geni buoni che fanno proteine buone e si guarisce o comunque si sta molto meglio. Purtroppo, nonostante gli anni di studi, ancora per moltissime patologie, nonostante si inseriscano geni buoni nella cellula, non c’è verso di modificare il DNA a favore del malato. 

I vaccini ad mRNA si inseriscono in questo tipo di studi e sono oltre vent’anni che si cerca di perfezionarli, certo, non allo scopo di curare il COVID, ma in questo caso sono risultati molto utili, perché portano nella cellula un messaggio, niente che si inserisca nel genoma eh, semplicemente la cellula lo legge e comincia a produrre la proteina spike del Coronavirus, che viene riconosciuta come estranea ed il nostro organismo comincia a produrre anticorpi contro questa proteina. Questa proteina, da sola, non provoca nessuna malattia, non ci va neanche vicino. Gli effetti che possono manifestarsi legati al vaccino (febbre, mal di testa, diarrea, debolezza ecc) sono tutti dovuti alla risposta immunitaria messa in atto dal nostro organismo verso la proteina: non abbiamo il COVID-19 ma stiamo producendo una risposta che ci aiuterà qualora dovessimo davvero averci a che fare. Quindi il vaccino è un falso problema, a meno che non si pensi che dentro il vaccino non c’è quello che viene dichiarato, ma qualcosa che va a modificare il nostro genoma, evento  che però abbiamo detto essere piuttosto difficile. Ci hanno inserito un microchip? E perché fare tanto casino, quando il microchip ce l’abbiamo già praticamente tutti: col telefono cellulare sanno dove siamo, cosa ci piace, cosa compriamo, ci insegnano cosa vogliamo, siamo i peggiori consumisti di sempre. Non esiste più la competenza, la professionalità nelle attività minori, quelle che si pensa possono fare tutti, ma non è così, se in una officina meccanica togli di mezzo l’impiegato tuttofare perché ti costa troppo e lo sostituisci col primo che capita, l’officina perderà clienti in uno stillicidio che la metterà in seria difficoltà, lo stesso vale a tutti i livelli. È inutile avere eccellenze mediche, se se ne vanno in pensione prima che possano avere il tempo di trasmettere ad un numero sufficiente di giovani la loro esperienza e professionalità. Internet fa credere a tutti di sapere tutto, ma Internet è la superficie, la copertina del libro, una copertina che pare avere più autorevolezza del libro stesso, perché  chiunque può scrivere ciò che vuole e chiunque ci può credere perché è quello che vuole sentirsi dire, ma non per questo è vero. 

Speriamo che ce la caviamo.